Federico II Honeustaufen fu re di Sicilia, Duca di Svevia, re di Germania, Imperatore del Sacro Romano Impero e re di Gerusalemme. Apparteneva alla nobile famiglia sveva degli Honeustaufen e discendeva per parte di madre dalla dinastia Normanna degli Altavilla regnanti in Sicilia. Conosciuto con gli appellativi di “stupor mundi” (stupore del mondo) e “puer Apuliae” (fanciullo di Puglia), Federico era dotato di una mente poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha attirato l’attenzione degli storici e del popolo. Nipote di Federico Barbarossa, fu considerato da alcuni una "meraviglia del mondo", per altri fu invece l'Anticristo e per altri ancora il Messia venuto a riportare l'ordine di Dio sulla Terra. Per tutta la prima metà del XIII secolo, l'imperatore svevo si mosse con spregiudicatezza e inventiva in un complesso scenario politico, che egli influenzò fortemente e di cui fu protagonista per un cinquantennio. Il centro della sua politica fu il Regno di Sicilia e la sua corte a Palermo fu il luogo d'incontro delle culture cristiana, araba, ebraica e greca. Il fascino che riguarda la sua persona è dovuto al fatto che egli seppe interpretare tante situazioni che oggi appaiono contrastanti, inoltre in ogni situazione egli fornì sempre tolleranza ideologica. Fu al tempo stesso un uomo medioevale e moderno: il Medioevo era presente nella concezione del mito imperiale, la modernità era presente nella sua apertura mentale. Attorno al giovane erede, rimasto orfano di padre a tre anni e di madre a soli quattro, si scatenarono da subito insidiose manovre: chi controllava Federico, infatti, governava sul Regno di Sicilia. In previsione di ciò, la madre Costanza, morendo, aveva affidato la reggenza del regno e la tutela del figlio a papa Innocenzo III. Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli, ma fortemente contrastata dalla Chiesa. Federico stesso fu un apprezzabile letterato, convinto protettore di artisti e studiosi. Federico parlava sei lingue (latino, siciliano, greco, tedesco, francese e arabo) e fu molto importante per la promozione delle lingue attraverso la poesia della Scuola Siciliana. La sete di sapere spinse Federico II a ospitare presso la sua corte importanti personalità della cultura. Alla sua iniziativa si devono le traduzioni di opere della tradizione filosofica greca e araba fino allora sconosciute, in particolare quelle di Aristotele.